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🎊 FEBBRAIO 2023 🎊

Ciao!

Nella newsletter di questo mese parleremo di stigma e tabù legati alla salute mentale. Troverai notizie, articoli interessanti, letture stimolanti e molto altro ancora.

Buona lettura!

Alessandra & Valeria
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💊 Mens sana in corpore sano

Nonostante ci siano stati progressi rispetto al passato, la salute mentale è ancora un argomento considerato tabù in molte società. In particolare, permane lo stigma nei confronti di persone che convivono con una malattia mentale o che cercano aiuto per un disagio o uno stress emotivo, ad esempio ansia, depressione o disturbo bipolare. Spesso queste persone vengono discriminate perché considerate non “forti” abbastanza da risolvere da sé i loro problemi, come se non si stesse parlando di malattie vere e proprie. La pressione può provenire dalla famiglia, da amicə, dall'ambiente di lavoro e in generale dalla società stessa, che può impedire di ottenere l’aiuto cercato per condurre una vita confortevole.

Secondo l’American Psychiatric Association esiste innanzitutto uno stigma pubblico, cioè un insieme di atteggiamenti negativi o discriminatori che la popolazione ha collettivamente nei confronti della malattia mentale. Non meno pesante è poi l'auto-stigma, composto dagli atteggiamenti negativi interiorizzati che le persone con malattie o disturbi mentali hanno nei confronti di loro stesse.

Lo stigma istituzionale, poi, è sistemico e tocca le politiche del governo e delle organizzazioni private che limitano le opportunità per l’aiuto legato alla salute mentale. Vengono quindi concessi minori finanziamenti per la ricerca in questo ambito e i servizi per la salute mentale sono in numero nettamente minore a quelli per altre cure dell’ambito medico-sanitario.


In Italia, così come in molti altri Paesi, la salute mentale è spesso ancora considerata meno importante della salute fisica. Nel 2021, parlando della campagna di vaccinazione contro il COVID-19 Mario Draghi disse che lə psicologə non avrebbero dovuto ricevere il vaccino insieme al personale medico, equiparando la vaccinazione di “uno psicologo di 35 anni” a quella di “uno che salta la lista” delle priorità. Questa affermazione aveva creato delusione tra le persone interessate, che proprio dall’inizio della pandemia hanno invece visto un costante aumento di richieste di aiuto. Come ha sottolineato David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi: “La psicopandemia [...] è una realtà, ed è evidente che c’è un onda lunga di disagio e disturbi psicologici che durerà anni ed interessa quote importanti della popolazione”.

A confermare ulteriormente quanto la necessità di aiuto psicologico sia aumentata in seguito alla pandemia è anche il numero di richieste che sono state ricevute per la misura del “Bonus psicologo”, purtroppo ancora troppo limitata per poter davvero rispondere a tutte le persone che vorrebbero usufruirne.

📷 Cartoon by Frank Cotham

Gli uomini e le persone socialmente riconosciute come maschi soffrono poi a causa di un particolare aspetto di questo stigma: la società patriarcale li vuole come sempre forti e prestanti, nonostante le difficoltà della vita e con un grande controllo delle proprie emozioni. Proprio per questo, per loro può essere difficile chiedere aiuto, portando a conseguenze anche molto gravi (ne abbiamo parlato nel numero della newsletter e nella puntata del podcast dedicate alla mascolinità tossica).

I gruppi di persone marginalizzate, discriminate e/o razzializzate faticano ulteriormente ad accedere a strutture e servizi che si occupano di salute mentale e affrontano uno stigma ancora maggiore una volta che riescono ad accedervi. 

Nel libro Hood Feminism (di cui vi avevamo parlato nel numero della newsletter Cocktail estivo
), parlando dell’importanza di avere un femminismo intersezionale, la scrittrice americana Mikki Kendall spiega come chi vive in comunità marginalizzate abbia gli stessi problemi emotivi e mentali delle persone parte di comunità più ricche, ma ha molte meno possibilità di accedere alle risorse necessarie per ricevere aiuto. Questo porta a sviluppare strategie di adattamento da sé, in mancanza di opzioni migliori: alcune sono sane e positive, come lo yoga, mentre altre sono estremamente dannose e possono anche portare disturbi alimentari o a forme di dipendenza.

La Professoressa Ruth White conferma in questo articolo della USC Suzanne Dworak-Peck School of Social Work come le comunità nere in Nord America siano profondamente colpite da questo stigma.

In queste comunità comunità la riluttanza a cercare assistenza (sia mentale che fisica) si deve a un senso di sfiducia verso il sistema sanitario. Storicamente e statisticamente, infatti, le persone afroamericane ricevono più spesso diagnosi errate rispetto a pazienti bianchə. Inoltre, culturalmente, il prendersi cura della propria salute mentale viene vista come una debolezza, in contrasto con la mentalità di sopravvivenza nata dall'oppressione e dal razzismo sistemico con cui certi gruppi devono convivere.

Kendall precisa che, anzi, i livelli di trauma e le sue conseguenze sono significative, specialmente per le donne nere, per le quali i programmi statali per la salute mentali sono spesso carenti di bassa qualità. “Sappiamo che il sistema medico per la salute mentale è insufficiente in generale, ma questa non è una buona scusa per ignorare la salute emotiva delle donne nere”, conclude Kendall.

Nonostante queste evidenti difficoltà, lo stigma si sta pian piano rompendo. Questo sta avvenendo anche grazie alle generazioni Millennial e Gen Z che hanno cominciato a rendere normale la conversazione sulla salute mentale, soprattutto sui social media. Sono nate anche varie piattaforme online, come Sblam e Unobravo. Negli ultimi anni infatti, le discussioni sulla salute mentale sono proliferate soprattutto su Instagram e Tiktok, dove è diventato sempre più facile trovare brevi definizioni e quiz di autovalutazione online. Queste risorse hanno il vantaggio di contribuire a ridurre lo stigma associato alla malattia mentale, anche se non mancano i lati negativi, come il rischio di autodiagnosi falsate, come spiega questo articolo del New York Times.

Ci sono anche sempre più libri di self-help e divulgativi sulla psicologia che vengono acquistati non da espertə del settore, ma dal grande pubblico. Per quanto non possano mai sostituire l’aiuto di unə professionista, questi libri possono costituire un primo approccio per aprirsi alla cura della salute mentale e per conoscere meglio un aspetto così importante della nostra vita.


Il podcast Stereo Café, ha intervistato la psicologa Monia D’Addio proprio per sfatare gli stereotipi sul lavoro dellə psicologə e per spiegare come funzioni una terapia, affrontando anche la questione di genere, sia dal punto di vista del paziente che dellə psicologə.

🎥 Tra intrattenimento e denuncia sociale

Tutto chiede salvezza è una serie tv del 2022, tratta dal romanzo omonimo del poeta e scrittore Daniele Mencarelli. Parzialmente autobiografica, la serie ha per protagonista Daniele, un giovane ragazzo romano che viene sottoposto a TSO senza che lui inizialmente ricordi nulla dei motivi che lo hanno costretto a questo ricovero. Inizialmente Daniele si ribella a questa misura e afferma con rabbia di non avere niente a che fare con le altre persone ricoverate nel reparto psichiatrico con lui: “Io non c’entro niente qui, qui ci stanno i matti!". Obbligato a rimanere in ospedale per una settimana, inizia a conoscere meglio i suoi compagni di stanza, così come medicə e infermierə che li seguono. Daniele imparerà a conoscere i vari aspetti di quella che lui considerava “pazzia” e a rendersi conto di quanto i pregiudizi verso la salute mentale e i problemi psichiatrici siano un grosso ostacolo a una vera comprensione, cura e accoglienza delle persone che hanno bisogno d’aiuto. La serie tv è disponibile su Netflix.

📚 Il libro del mese

La carta da parati gialla è un racconto scritto nel 1890 da Charlotte Perkins Gilman, sociologa ed economista femminista americana. La protagonista è una giovane donna affetta da quella che sembra essere depressione e che il marito medico prova a “curare” imponendole di rimanere a letto il più a lungo possibile. La donna si ritrova costretta a non poter fare altro che fissare la vecchia carta da parati sul muro di fronte a sé, nella casa che hanno affittato per l’estate e in cui ora si trova reclusa. L’inattività porterà a risultati opposti, rovinando ulteriormente la salute mentale della donna. Perkins Gilman prese spunto da un episodio autobiografico per scrivere questo racconto: un medico le aveva prescritto infatti la “cura del riposo” per “guarirla” dalla depressione. Questo tipo di "terapia" era molto diffuso all’epoca e si basava sul presupposto sessista che le donne avessero una mente più debole e fragile di quella degli uomini, che rischiava quindi di ammalarsi se sovraccaricata da stimoli. La carta da parati gialla è stato da subito un testo fondamentale tanto per le battaglie femministe che per quelle legate al riconoscimento dell’importanza della salute mentale.

🎙️ Tra ascolto e riflessione sociale

The Feminist Survival Podcast è un divertente e profondo podcast pensato per le persone che si identificano come femministe, che si sentono sopraffatte ed esaurite da tutto ciò che devono fare e che si preoccupano di non fare abbastanza per la società, per le altre persone o per se stesse. Il podcast è condotto dalle sorelle Emily e Amelia Nagoski, autrici del libro BURNOUT: il segreto per sbloccare il ciclo dello stress. Emily Nagoski è particolarmente preparata nel campo di benessere, stress e psicologia, in quanto educatrice e ricercatrice sessuale e direttrice del dipartimento Wellness Education presso lo Smith College in Massachusetts.

Profili Instagram da seguire 

Sono molte le persone che fanno divulgazione su salute mentale e neurodivergenze, soprattutto sui social media. In particolare, vi indichiamo tre profili Instagram da seguire: @healing.tina, @lunnylunnylunny e @la_panzer combattono lo stigma raccontano la loro vita ed esperienza da persone autistiche.

💡 Questo mese consigliamo anche... 

... Questo articolo su cambiamenti climatici, cibo e agricoltura pubblicato su UN News.

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Appunti è un progetto nato e curato da Alessandra Tosi e Valeria Rapa, compagne di università diventate amiche scambiandosi proprio degli appunti: ciò che mancava ad una lo aveva l’altra, rimanendo sempre sulla stessa linea d’onda. Dalle lezioni ai temi sociali e culturali il passo è stato breve: anche se a distanza, Alessandra e Valeria non perdono mai occasione di scambiarsi idee, consigli e opinioni sul mondo che le circonda.
ALESSANDRA TOSI
Nata e cresciuta nella nebbiosa provincia di Asti, scopre un mondo nuovo grazie alla laurea in Lingue e all'Erasmus in Inghilterra. Si trasferisce a Berlino e frequenta l'università Humboldt, ma non dimentica l'Italia, in cui torna ogni due mesi. Scrive la propria tesi magistrale sui richiedenti asilo e il sistema di accoglienza in Europa. Sogna di cambiare il mondo, ma ha sempre sonno.

VALERIA RAPA
Nasce a Torino nel 1995, con due mesi d’anticipo. È laureata in Lingue e lavora in un contesto internazionale, grazie a cui ogni giorno si relaziona con persone di tutto il mondo. Ha un debole per i carboidrati e per le storie raccontate bene. Le sue attività preferite sono cantare, leggere e combattere il patriarcato.
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