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Quanto contano i dettagli (tecnici) ?
Questo mese parliamo di :

Piero di Cosimo. Quando conta la tecnica: effetti straordinari, straordinarie perdite.


Carlo Dolci: dolce di nome e algido con il pennello



Goya: positivo al test

BUONE VANCANZE!

 
Quando conta la tecnica: effetti straordinari, straordinarie perdite.

Piero di Cosimo

 
E’ aperta questa estate a Firenze la mostra monografica “Piero di Cosimo pittore eccentrico fra Rinascimento e Maniera” (Uffizi, fino al 27/9), sorella di quella appena conclusasi della National Gallery of Art di Washington, per la quale la Galleria fiorentina aveva prestato, tra l’altro, la straordinaria “Liberazione di Andromeda”  di cui dice Vasarinon fece mai Piero la più vaga pittura né la meglio finita di questa” (indagini diagnostiche Art-Test, ancora non pubblicate)
 
Nell’esposizione fiorentina dipinti e disegni di Piero dialogano con opere di artisti quali Filippino Lippi, Fra Bartolomeo e Lorenzo di Credi, ad evidenziare come l’allievo di Cosimo rimanga un pittore originale, di cui si è detto che fosse più simile ai fiamminghi (o ai veneziani), che ai fiorentini, per il suo fondare le pitture sui valori cromatici piuttosto che sul disegno. Ma è questo ciò che emerge dalle indagini?
 
Pittore solitario, secondo quanto racconta ancora Vasari, richiestissimo però dalle famiglie più in vista di Firenze (tra cui gli Strozzi, i Capponi, i Vespucci) fu uno sperimentatore, uno dei primi, insieme a Leonardo, nell’adottare la pittura ad olio.  Lo studio di E.Walmsley fa emergere come Piero fosse eccentrico anche nella tecnica, con sovrapposizioni e pennellate particolari, e talvolta con i polpastrelli usati al posto dei pennelli.
Proprio la conferma, tramite osservazioni e indagini diagnostiche, dell’utilizzo di una tecnica tanto particolare ha consentito di risolvere alcuni casi di dubbia attribuzione.
 
Questo suo tentare nuove strade, allontanandosi dal consolidato modo tradizionale, potrebbe però essere anche la causa dei difficile stato di conservazione in cui versano diverse sue opere.
 
Ad esempio, la grandiosa pala d’altare “Matrimonio mistico di Santa Caterina e Santi”, oltre all’altissima qualità della pittura originale, ha rivelato perdite significative, sotto i molteplici strati di ridipinture (analisi diagnostiche Art-Test, ancora non pubblicate). L’opera è stata inaspettatamente ritrovata in una collezione privata, e eccezionalmente prestata per l’esposizione, dove è possibile ammirarla durante le impegnative fasi di restauro. La pala difettava della cimasa, ma un frammento con due angeli recanti una corona distribuendo incenso, catalogato come “stile Piero di Cosimo”, e’ stato identificato alla National Gallery di Edimburgo.
 
Una volta giunta a Firenze per restauro, le indagini (ancora Art-Test), hanno rivelato l’indiscussa appartenenza ad un unico complesso con la tavola di cui sopra. Nella parte alta della pala sono spuntati, infatti, all’infrarosso, i piedi degli angeli della cimasa. Ora, tolte le ridipinture, le due parti sono state unite per la mostra e gli angeli hanno riottenuto i loro piedi, ma solo temporaneamente poiche’, così va la storia, finita la mostra se ne torneranno a 1700 km di distanza!






in alto, "Angeli reggi corona", prima del restauro, Piero di Cosimo, National Gallery di Edimburgo; in basso "Matrimonio mistico di Santa Caterina", prima del restauro, Piero di Cosimo, collezione privata; attualmente in mostra in corso di restauro
Dolce di nome e algido con il pennello

Carlo Dolci tecnica e pazienza

 
Carlo Dolci, detto Carlino, artista amato e osannato dai critici del suo tempo, ritenuto il più grande pittore fiorentino del seicento, conteso dalla nobiltà europea, (anche se quasi mai uscito dalle terre toscane), è ora nuovamente sotto i riflettori grazie alla mostra monografica in programma fino al 15 novembre presso la fiorentina Galleria Palatina di Palazzo Pitti. L’esposizione raccoglie opere provenienti da numerosissimi musei europei: il British Museum a Londra, il Musée du Louvre a Parigi, gli Staatliche Museen a Berlino, il Nationalmuseum a Stoccolma, il Cleveland Museum of Art a Cleveland, l’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, il Fitzwilliam Museum a Cambridge, l’Ashmolean Museum a Oxford, la Burghley House a Stamford, il Musée des Beaux-Arts a Brest, la Collezione Thyssen Bornemisza a Madrid e la Royal Collection inglese, a testimonianza del respiro internazionale della sua pittura.
La mostra raccoglie quasi 100 dipinti, di cui una settantina del Dolci e gli altri a favorire confronti e suggestioni, in una sorta di compendio del suo stile descrittivo, rigoroso e minuziosamente attento ai dettagli, levigato, algido ma sensuale, che è stato definito “iperrealista” ante litteram. Esemplare la quasi maniacale resa dei dettagli: dalle stoffe soffici e quasi palpabili delle vesti, agli splendidi gioielli, che, citando il biografo Filippo Baldinucci, erano “imitati in modo sì stupendo (e vero), che, per molto che si toccasse e ritoccasse la tela per assicurarsi che essi fosser dipinti l’occhio ne rimaneva in dubbio”.
La mostra è stata occasione preziosa per dare il via a una grande campagna di restauri e revisioni su 33 opere del Maestro, importante anche per lo studio della singolare tecnica pittorica utilizzata, che si serviva di espedienti originali per raggiungere l’ambito mimetismo. Alcune analisi radiografiche hanno poi permesso di aggiungere notizie del tutto inaspettate alla conoscenza di dipinti anche noti del catalogo dolciano, ad esempio le indagini diagnostiche della “Madonna con Bambino” della Galleria Palatina (a cura di Art-Test, pubblicate all’interno del catalogo della mostra), che hanno rivelato modifiche sostanziali alla composizione.



 in alto, Interno della mostra "Io Carlo Dolci", Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze; in basso Madonna con Bambino, Carlo Dolci, Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze
Goya positivo al test


Di recente pubblicazione, per i tipi di Etgraphiae, l’ importante volume “Goya attraverso i suoi autoritratti”, di Paolo Erasto Mangiante, già autore del fondamentale volume “Goya e l’Italia” (Palombi Editore).
In questo suo ultimo saggio l’autore fornisce una nuova interpretazione dei numerosi autoritratti di Goya, individuandone cinque categorie, e ripercorrendo attraverso di essi le vicende sovente drammatiche  della vita del pittore aragonese.
Il volume è anche l’occasione per presentare due indediti.
Sono state affidate ad Art-Test le analisi sul primo autoritratto giovanile e il Bozzetto dell’effigie di Goya per la pala di San Bernardino.  Si legge nel testo che “Tali esami si sono dimostrati utili non solo per garantire l’autenticità delle opere suddette, ma anche per accertarne con sicurezza l’autografia goyesca. Esse inoltre hanno fornito utilissimi dati sui materiali utilizzati e sulle procedure pittoriche di Francisco Goya nella elaborazione dei dipinti e sulla stesura dei colori via via applicati”.
Come anche nella prefazione di Claudio Strinati si dice che l’autore è stato “supportato per altro da una serie di esami tecnico-scientifici di esemplare chiarezza e concretezza”.
Siamo lieti che le nostre analisi si siano rivelate utili. Cerchiamo di contribuire con piccole certezze. Del resto condividiamo il pensiero di Leonardo: “ è meglio una piccola certezza di una grande bugia”.



In copertina l'inedito autoritratto giovanile di Goya, recentemente attribuito da P.E. Mangiante, con il supporto delle analisi Art-Test


 

 Gioacchino La Pira, Veduta di Procida, collezione privata

Art-Test augura una buona e rilassante estate!

I nostri laboratori saranno chiusi dal 8 al 28 agosto.
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