Non so se lo abbiate notato, ma i media a volte mettono in risalto cose veramente di terza o quarta importanza. Una delle più inesplicabili discussioni dell’ultimo decennio è quella tra vegetariani-vegani vs. carnivori. Una parodia della guerra tra Guelfi e Ghibellini nella Firenze di Dante. I primi che si infervorano perché i secondi osano mangiare la carne, i secondi che si ostinano a non comprendere i vantaggi e gli svantaggi di non farlo. Come il nazi-veganismo di cui parlava Cruciani. In realtà, noi, che assistiamo a queste guerre con i popcorn in mano, preferiamo informarvi acriticamente. Sì, perché tra i due estremi si possono annoverare diversi tipi di dieta, tra cui quella reducetariana. La parola non è un granché, ma non l’abbiamo coniata noi; perciò, non ci sentiamo in dovere di scusarci. Questa dieta prevede il razionamento di alcuni tipi di cibi. Per esempio: si decide di mangiare carne solo due volte alla settimana. Oppure, si sceglie di mangiare il pesce ogni venerdì (ogni riferimento a religioni varie non è puramente causale). Insomma, avete capito. Il vantaggio della dieta reducetariana è la sua variabilità. Tuttavia, se fatta con consapevolezza e regolarità, ha un impatto ambientale da non sottovalutare, perché l’industria che gira attorno alla carne è, come sappiamo, molto drogata. La cosa migliore sarebbe poi, quando si decide di mangiare la carne, controllarne la provenienza. Una cosa che: non costa fatica, riduce i profitti di chi si ostina ad allevare gli animali in condizioni veramente da inferno dantesco e, soprattutto, potrebbe evitare il ritrovamento, tra qualche anno, di qualche microplastica nel vostro sangue. A voi la scelta.
Se, come noi, hai scoperto di praticare la dieta reducetariana da anni senza esserne a conoscenza, ti regaliamo un sorriso: sappi che, nella tua ignoranza, stai contribuendo a salvare l’ambiente! Ci vediamo alla prossima!
Contattaci alle nostre pagine social se hai piacere di discutere di un articolo che ti è piaciuto!
Buona giornata,
Wasteat.